Lastra neoattica con processione delle Stagioni
Provenienza sconosciuta
Marmo bianco I sec. d.C.
Sul sottile pannello marmoreo, parte di un monumento di cui oggi è difficile ipotizzare l’originaria destinazione, compaiono due figure femminili che avanzano verso destra, stringendo nelle mani attributi che le rendono identificabili come le personificazioni dell’Inverno e della Primavera. Vestita di abiti pesanti per affrontare i rigori del clima, e trasportando cacciagione (anatre, lepri e un cinghiale), avanza per prima l’Inverno, seguita dalla compagna che indossa vesti più leggere, più adatte alla mitezza del clima primaverile, come le primizie e il piccolo capretto che porta con sé. Una piccola porzione di un fregio certo più ampio, che comprendeva anche l’Estate e l’Autunno, forse inserite in un racconto più complesso, che probabilmente era inerente alla rappresentazione delle nozze di Peleo e Teti, genitori dell’eroico Achille. Una raffigurazione identica dei due personaggi compare infatti sul celebre sarcofago Albani ai Musei Vaticani, che conserva l’intera scena. Meno probabile sembra la destinazione funeraria del fregio ascolano, per il ridotto spessore della lastra di marmo, e per la particolare lavorazione della faccia posteriore. Il rimando al sarcofago ci offre d’altra parte preziose coordinate sulla dipendenza neoattica del rilievo, di fattura straordinariamente pregevole: dalle vesti ondeggianti, sospinte dall’incedere delle fanciulle, ai corpi che traspaiono dalle stoffe, e agli animali resi con vivace naturalismo. Fu probabilmente realizzata in una bottega di Roma, forse risalente alla prima età imperiale.